Omeopatia, scienza da cani

Omeopatia, scienza da cani

Premessa

Qualcuno, visto che è iniziato il processo penale al dott. Mecozzi, accusato dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Ancona di aver cagionato  la morte di un bambino di di 7 anni affetto di otite per aver sconsigliato gli antibiotici ed aver prescritto cure omeopatiche,  crede che l’utilizzo di una pubblicazione su una rivista definita “predatoria” possa servire a convincere i giudici che l’omeopatia sia indicata per l’otite e sia migliore degli antibiotici, e posta quanto segue (si noti che oggi il messaggio sembra rimosso).

Ora, io starei attento a vantare certi titoli, visto che il giornale dove è stato a tempo di record pubblicato l’articolo che sostiene queste cose è da tempo incluso nella Beall’s list, riferimento per l’individuazione degli editori e dei giornali che pubblicano qualsiasi cosa a pagamento.

A quanto pare, l’editore che pubblica quella rivista ha fra le sue pubblicazioni una nel cui editorial board sedeva un … cane.

Il Patto Trasversale per la Scienza (PTS), tramite i suoi gruppi dedicati all’integrità nella ricerca scientifica e all’omeopatia, ha esaminato comunque anche il contenuto della review in questione; l’analisi di dettaglio è illustrata di seguito.

Considerazioni critiche su una nuova review in tema di omeopatia

Nell’editoria scientifica, e particolarmente per quanto riguarda il settore biomedico, si assiste da alcuni anni all’emersione del fenomeno della pubblicazione open source di bassa qualità. Si tratta di un modello di business piuttosto semplice, basato su uno stravolgimento del concetto di “Open Source”: in cambio di un compenso, una rivista che ha l’apparenza di essere scientifica pubblica articoli che passano una debolissima o nessuna peer review.

Nel caso dell’applicazione dell’omeopatia alle malattie del tratto respiratorio, gli esempi sono molteplici: si ricorda, per esempio, la pubblicazione nel 2015 da parte di un gruppo di Bologna di uno studio che fu ampiamente criticato, non solo per la debolezza dello studio in sé, ma anche per la stessa sede della pubblicazione – all’epoca definito un “crappy journal” – che, guarda caso, consentì agli autori di pubblicare senza dichiarare il proprio conflitto di interesse, essendo collegati alla Boiron.

La cosa veramente sorprendente è che in questo studio si misero a confronto due gruppi di bambini affetti da raffreddore: ad uno fu somministrato un trattamento omeopatico, all’altro una combinazione di antibiotici (amoxicillina-clavulanato) insieme al trattamento omeopatico – ben sapendo che essendo il raffreddore comune una condizione virale, non ci si aspetta nessun effetto dalla somministrazione di antibiotici (se non, in alcuni bambini, qualche effetto collaterale). Uno studio quindi censurabile (per il trattamento antibiotico, che non era necessario né indicato), alla fine del quale, guarda caso, non si osservano differenze fra i due gruppi; nonostante ciò, gli autori concludevano: “Our data confirmthat the homeopathic treatment in questionhaspotential benefits for cough in children …“, oltretutto senza nessun gruppo di controllo privo di trattamento omeopatico.
Proprio questo lavoro, guarda caso, è citato da una recentissima review ove si vorrebbe sostenere tra l’altro che l’omeopatia sia consigliata per il trattamento della Otite Media Acuta.

La review è la seguente:

Bellavite P, Marzotto M, Andreoli B. Homeopathic Treatments of Upper Respiratory and Otorhinolaryngologic Infections: A Review of Randomized and Observational Studies. AlternComplementIntegrMed. 2019;5(2):1-20. doi:10.24966/acim-7562/100068

Ci si chiede come è possibile che gli autori abbiano potuto includere uno studio simile, oltre ad altri che presentano problemi altrettanto gravi, in una review della letteratura che dovrebbe filtrare le migliori evidenze disponibili; e ci si chiede poi come sia possibile che dei revisori non abbiano bloccato questo studio.

La risposta alla prima domanda è probabilmente nel pensiero motivato degli autori stessi, mentre per quanto riguarda la seconda basta considerare la rivista in cui il lavoro è stato pubblicato. In questo caso, non si tratta semplicemente di un giornale “crappy”: si tratta invece di una rivista il cui editore è ben noto per essere predatorio, tanto da costituire un esempio nei corsi di integrità sulla ricerca scientifica che alcuni di noi tengono in varie istituzioni ed essere da tempo incluso nella “Beall’s list” dei “predatory publishers”.

Si definisce predatorio un giornale o un editore che sollecitino aggressivamente la sottomissione o la revisione di manoscritti, che saranno pubblicati in una rivista senza nessuna revisione reale a fronte di un compenso. Per “aggressivamente” si intende soprattutto il fatto che le mail di sollecitazione sono inviate in larga scala a persone che sono completamente al di fuori della materia che dovrebbe essere oggetto di pubblicazione o revisione

Di seguito, la mail di sollecitazione classica ricevuta da un ricercatore completamente al di fuori del settore dalla rivista in cui è stata pubblicata la review sull’omeopatia:

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Warm greetings from the Journal of Alternative, Complementary & Integrative Medicine!

We would like to take an opportunity and introduce the Journal of Alternative, Complementary & Integrative Medicine as one of the journals of Herald Scholarly Open Access. We are in the process of releasing an upcoming issue.

We would like to invite you to peer review a manuscript for the Journal of Alternative, Complementary & Integrative Medicine. The manuscript entitled “Benefits of Dream Work for the Dying” with the reference number HACIM-17-019 abstract is given below; please let us know your opinion to review it. If you accept to review the manuscript, then we will send you the full length article.

Abstract:

This paper provides an examination of the effects of dream work on patients facing end of life. The literature reviewed is an exploration of the value of interaction with dreams though guided dream work techniques as well as using surveys and interviews. Quality of life, comfort, and psychological well-being associated with dream work will also be explored. Additionally, the author will review the research on how dreams and dream content help to mediate the existential crisis faced by those at end of life. The author’s goal is to provide evidence to support the integration of dream work into the existing complementary and integrative practices for palliative care and to highlight the need for further research.

Please feel free to contact us for any queries.

Anticipating your reply

With Best Regards
Emma Lynch
Herald Scholarly Open Access
2561 Cornelia Rd
#205, Herndon, VA 20171
USA
Tel: +1-646-661-6626

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La storia di questa sollecitazione predatoria è specificata in questo blog, tenuto dal ricercatore destinatario della mail.

A parte la sollecitazione aggressiva per ottenere sottomissioni e revisioni, gli editori predatori ovviamente sono caratterizzati dal pubblicare articoli di bassissima qualità, senza nessun filtro di peer-review.

L’editore della rivista in questione è diventato tristemente famoso nel 2015, quando accettò fra gli editor del board di una propria rivista un … cane. Dopo l’ennesima sollecitazione aggressiva, infatti, un ricercatore australiano decise di registrare il proprio cane (come esperto in scienze canine, ovviamente …) e si arrivò al punto di ricevere persino un manoscritto da rivedere.

La storia è ben documentata qui e fu riportata anche da Science.

In realtà, vi sono ulteriori elementi che confermano la bassa qualità della review in questione, che non poteva che essere pubblicata su una rivista predatoria.

Consideriamo per esempio i lavori revisionati. Di uno si è già detto in apertura; ma riteniamo interessante portare all’attenzione del lettore il fatto che molti degli studi citati misurino l’effetto dell’omeopatia, senza alcun controllo; in altre parole, in almeno 9 dei lavori considerati nella review, sono descritti solo pazienti trattati con rimedi omeopatici, senza nessun confronto con alcun altro gruppo di controllo. In altri 21 degli studi inclusi, manca un controllo contro un gruppo trattato con il solo placebo; si tratta, nel caso dell’omeopatia, di un controllo fondamentale, visto che l’effetto dei preparati omeopatici è spiegabile in termine di placebo. Per il resto, la decina di trial, molto eterogenei tra loro, non permette affatto di stabilire in modo statisticamente significativo il funzionamento dell’omeopatia oltre l’effetto placebo; anzi, alcuni fra questi dieci lavori rimanenti affermano che l’omeopatia è indistinguibile da esso, e comunque combinando i dati di efficacia (una procedura non corretta in caso di condizioni eterogenee come quelle considerate in questi lavori) non si raggiunge alcuna significatività statistica. In allegato a questo documento, forniamo una tabella in supporto alle affermazioni appena enunciate.

A parte la dubbia selezione dei lavori revisionati, i metodi stessi degli autori, basati su affermazioni che sono prive di supporto solido, sono alquanto discutibili; anche essi non potevano che trovare posto in una rivista predatoria.

Per esempio, consideriamo la seguente frase a pagina 13, nella discussione:

“Though the number of papers published in peer-reviewed journals is increasing, many homeopathic clinical studies are still characterized by low standards of methodology a problem which is, however, equally common in the conventional medical literature”

Si tratta di un’equazione assolutamente non supportata dai fatti: non è per nulla vero che gli studi clinici definiti dagli autori “convenzionali” siano affetti dallo stesso tipo di difetti appena elencati per i 41 lavori da essi selezionati. Per esempio, risulta molto difficile fare un numero di esempi significativo per studi clinici pubblicati in cui si descriva un solo trattamento, senza alcun gruppo di paragone o controllo; senza contare la bassa standardizzazione degli endpoints, la spesso piccola dimensione del campione e la più volte mancata randomizzazione e cecità negli studi di farmaci omeopatici.

Singolari sono pure certe affermazioni ed il linguaggio poco rigoroso usato nelle conclusioni di questo lavoro su rivista predatoria, laddove per esempio si afferma quanto segue:

“In a relatively small field like homeopathy, where scientific research is still in its infancy and there is no consensus on the model validity of different approaches, we have the advantage of including the contribution, albeit partial, of each publication of sufficient validity and therefore of having an overall view of literature. In the light of the clinical findings, the use of individualized homeopathy or homeopathic medicines could be regarded as a possible option in the elds reviewed in this work particularly in the infections of upper airways, otitis and rhinopharyngitis provided that the homeopathic diagnosis and prescription is correct and is integrated with other possible effective treatments.”

Come si può notare, l’intero paragrafo è tra il tautologico e il non sense; senza contare che si fa riferimento all’inclusione di pubblicazioni di “sufficiente validità” (su una metrica arbitraria, stabilita dagli autori e non quantitativa).

Si tratta solo di esempi della retorica che intride questa pubblicazione, basata su frasi non supportate dai dati presentati; il lettore potrà senz’altro rinvenire altri casi.

Conclusioni.

In conclusione, dal punto di vista dei contenuti:

  1. la nuovissima review, che pretenderebbe di dimostrare l’efficacia dell’omeopatia nelle infezioni dell’alto tratto respiratorio, include tra i lavori che esamina (considerandoli in supporto) alcuni lavori da tempo screditati per le loro falle metodologiche ed etiche;
  2. I lavori considerati quasi sempre non includono controlli opportuni o addirittura considerano solo pazienti trattati con il placebo, senza nessun gruppo di paragone;
  3. La review contiene al suo interno affermazioni tautologiche, non supportate quantitativamente dall’analisi svolta, ed è debolissima dal punto di vista metodologico, fondandosi principalmente sul giudizio soggettivo degli autori che spesso tradisce una semplice volontà di affermazione dell’omeopatia a spese della medicina da loro definita come convenzionale.

Non a caso, il contenitore di una review come questa non è altro che una rivista predatoria pubblicata da uno dei più famosi publisher predatori; un esempio di scuola di inquinamento della letteratura scientifica, a mezzo di un articolo che intende supportare le tesi preconcette degli autori.

Enrico Bucci

Data lover, Science passionate, Fraud buster (when lucky...)

5 pensieri su “Omeopatia, scienza da cani

  1. Prettyscrew colpisce ancora! Ma perché non si gode serenamente la pensione andando a dar da mangiare ai piccioni al parco?

  2. Essendo una persona notoriamente cattiva, auguro a coloro che curano le otiti degli altri con l’omeopatia, di beccarsene una (ne ho avute sette: so di che cosa parlo) e di curarsela solo con quella.

  3. Pubblicare un lavoro di omeopatia sulle otiti dopo che ci è capitato il morto, su una predatory journal, con n cane come Editor in Chief, dopo la retraction su PlOS One, ci induce ad avere pietà per l’epilogo del pensionato.

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