Quali pericoli dalle varianti?

Mentre si continuano ad accumulare dati anche molecolari per definire quanto siano pericolose le varianti inglese, brasiliana e sudafricana, è possibile cominciare a tirare le somme guardando a cosa è successo nei paesi dove queste sono circolate ampiamente.
Possiamo innanzitutto guardare ad un tipo di dati che elimini il più possibile i bias di campionamento: i dati di eccesso di mortalità in Brasile, Sud Africa e Gran Bretagna.
Per il primo di questi tre paesi, disponiamo dei dati solo fino alla fine di dicembre; per gli altri due, fino al 23 gennaio.
Nella figura che segue, la linea rossa rappresenta la media settimanale dei morti in eccesso rispetto ai 5 anni precedenti ogni 1.000.000 abitanti; l’area in rosa rappresenta invece la media settimanale dei morti ufficialmente ascritti al COVID-19.
Per la Gran Bretagna, possiamo notare che in entrambe le ondate l’eccesso di mortalità misurata segue grosso modo i morti ufficiali per COVID-19, soprattutto nella seconda ondata; di conseguenza, è probabile che questi ultimi siano stati registrati accuratamente.
Per il Sud Africa, notiamo invece quella che potrebbe essere una fortissima insufficienza del campionamento rispetto alla reale portata dell’epidemia: i morti attribuiti ufficialmente al COVID-19 sono di gran lunga di meno dei morti in eccesso nel periodo corrispondente. si può anche notare che, già nell’intervallo di tempo per cui sono disponibili i dati, la seconda ondata, quella in cui ha circolato la variante immunoevasiva con la mutazione E484K, sia molto peggiore della prima.
Per il Brasile, a guardare i dati disponibili, la mutazione E484K della variante P.1 non sembra affatto aver avuto lo stesso effetto che in Sud Africa; quindi o si è diffusa di meno, o c’è un’anomalia (in Sud Africa o in Brasile) che va spiegata.
A questo punto, avendo capito che i dati del Sud Africa sono quasi certamente sottocampionati, possiamo andare ad esaminare nel dettaglio le curve epidemiologiche cui siamo abituati, quelle dei casi e di nuovo quelle dei morti ufficiali per COVID-19, stavolta ogni 100.000 abitanti, il tutto sempre considerando una media su 7 giorni. Per questa analisi possiamo contare su dati che arrivano fino a metà febbraio per tutti e tre i paesi considerati.
Innanzitutto, possiamo ricavare che per quanto riguarda l’Inghilterra, la letalità apparente (il rapporto tra morti e casi di infezione) sembra di gran lunga peggiore durante la prima ondata, quando la variante B.1.1.7 non circolava ancora. Ho parlato di letalità “apparente” perché sappiamo che, soprattutto all’inizio dell’epidemia, la politica di tracciamento e diagnosi in UK non è stata delle migliori; quindi ciò che vediamo potrebbe semplicemente riflettere un bias di campionamento. In ogni caso, se guardiamo al picco della seconda ondata, la letalità apparente in presenza della variante assume un valore di circa il 2%. Soprattutto, è importante osservare che sia il numero di casi che il numero di morti hanno raggiunto un picco entro circa un mese (da dicembre all’inizio di gennaio i casi, da gennaio a poco prima di febbraio le morti) per poi declinare rapidamente. La mutazione può aver provocato una grave “fiammata”, che però – almeno al momento attuale – appare in rapido declino.
Un comportamento molto simile si osserva in Sud Africa, che ha come l’Inghilterra attuato misure di contenimento rigide durante la seconda ondata; si ricordi tuttavia, nel guardare alle figure, che come abbiamo dimostrato il reale computo dei danni procurati dalla variante sudafricana è molto più alto rispetto a quanto appare attribuito ufficialmente al COVID-19, almeno a guardare gli eccessi di mortalità.
Infine abbiamo il Brasile: qui si ha una lunghissima insistenza di entrambe le ondate (la cui entità appare diluita per gli effetti della sua localizzazione in alcune aree del paese e per le note politiche attuate da Bolsonaro). In assenza di contenimento, si vede che la seconda ondata, almeno per ora, non appare affatto indirizzata verso una decrescita.
Ed ecco quindi le conclusioni che possiamo provvisoriamente ricavare dai dati esaminati: le varianti che più ci preoccupano sembrano rispondere al contenimento, o ai vaccini a mRNA utilizzati (tenendo a mente che quella sudafricana non risponde al vaccino di Astra Zeneca) o più probabilmente ad entrambe le cose.
I dati ufficiali del Sud Africa sono probabilmente di gran lunga sottostimati; quelli del Brasile, pur se forse ancora meno affidabili per quanto riguarda l’entità dei contagi e delle morti, sembrano tuttavia indicare che, in assenza di misure di contenimento e di vaccinazione, le ondate epidemiche durano a lungo, per meglio dire quasi mai decrescono, e sfumano l’una nell’altra.
FONTI DEI DATI:
https://www.economist.com/graphic-detail/coronavirus-excess-deaths-tracker
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