Il testimone

La legge è arrivata a Cisternino. La triste vicenda del senatore Lello Ciampolillo, che ha eletto a proprio domicilio parlamentare un ulivo infetto in una masseria colà situata, sembra così giunta al suo termine, ed il senatore ha dovuto sperimentare come la legge sia uguale per tutti: la pianta infetta è stata abbattuta.
Ricapitoliamo per i lettori meno avveduti le fasi di questa vicenda.
Durante un monitoraggio, si scopre un ulivo infetto da Xylella fastidiosa in una masseria di Cisternino.
Poichè l’albero è situato in una zona che non dovrebbe contenere alberi infetti, la legge prevede il suo abbattimento e l’abbattimento di tutte le piante in un raggio di 100 metri dalla pianta infetta.
Comincia a questo punto il solito balletto di chi si oppone alle eradicazioni, attraverso manifestazioni, comunicati, post sui social, finchè l’albero viene presentato come “testimone” del fatto che si possa convivere con il batterio, perchè non svilupperebbe i sintomi pur se infetto dal batterio; in realtà, confrontando le foto scattate in tempi consecutivi, sembra che siano attuate potature sempre più profonde, che ovviamente sono in grado di nascondere i rami secchi.
Alla fine, si programma l’abbattimento dell’albero: tuttavia, con un fantasioso escamotage, interviene il senatore Ciampolillo, che elegge la pianta a proprio domicilio e con questo intralcio riesce per circa un mese a bloccarne l’eradicazione.
Arriviamo così alla serata di ieri: grazie ad un’operazione interforze della questura, ieri si procede secondo la previsione di legge.
Il senatore a questo punto scrive testualmente che chi ha così operato non sono i rappresentanti dello Stato, le cui istituzioni lui pure dovrebbe difendere, ma “presunti uomini dello Stato” che sarebbero “entrati come dei ladri” nel “suo” campo.

Questi i fatti; quello che qui interessa, tuttavia, è cercare di chiarire perché si debba arrivare all’abbattimento delle piante infette, e perché nella “zona tampone” si debbano abbattere pure quelle in un raggio di 100 metri da esse. Così facendo, speriamo che anche il senatore, e con lui certi suoi colleghi ed ex-colleghi, possano rendersi conto dei danni che certe azioni potrebbero causare.
Esaminiamo quindi cosa succede se non si attuano nel modo corretto le procedure di abbattimento. Per mostrare un caso più simile possibile all’ulivo del senatore, consideriamo quanto è avvenuto a 4 km dal “suo” ulivo, sempre in agro del comune di Cisternino (contrada Casalini). Nella figura sottostante, sono segnate in rosso le posizioni degli ulivi rilevati come infetti nel penultimo monitoraggio effettuato nella zona, mentre in viola sono evidenziate quelle delle piante infette rilevate un anno dopo.

Innanzitutto, possiamo notare dalla foto aerea che gli ulivi infetti in rosso, marcati con un numero preceduto dalla doppia lettera “cc”, sono stati tutti abbattuti; attorno ad essi, inoltre, si notano delle zone privi di alberi, a testimoniare che anche piante non infette sono state abbattute.
Allora perché, se sono stati abbattuti gli ulivi infetti e le piante ad essi più prossime, l’anno dopo osserviamo nuovi ulivi infetti (in viola nella figura)? Forse che la politica di abbattimento prevista è inutile?
In realtà, osservando meglio la figura, si nota una cosa molto chiara: gli ulivi sono stati abbattuti in aree rettangolari, seguendo presumibilmente il perimetro delle proprietà; questo è incoerente con l’idea che gli abbattimenti devono avvenire per un raggio di 100 metri intorno alle piante infette, generando “cicatrici” che dovrebbero essere più o meno circolari.
Dunque, gli abbattimenti, presumibilmente, sono avvenuti solo in alcune proprietà, mentre in altre non si è proceduto.
Cosa sarebbe accaduto se si fosse operato secondo la legge e le migliori evidenze scientifiche disponibili?
Nella figura seguente, è evidenziata in giallo l’area che avrebbe dovuto essere sottoposta a eradicazione, se le regole previste fossero state seguite.

Come si può notare, tutti i nuovi ulivi infetti ricadono nell’area che avrebbe dovuto essere sottoposta ad abbattimento; inoltre, al di fuori di questa area non si osserva (per il momento) nessun ulivo infetto, a testimonianza del fatto che l’eradicazione sarebbe stata efficace nello spegnere questo focolaio infettivo.
Se solo si fosse operato secondo quanto previsto, oggi non avremo nuovi ulivi infetti in agro di Casalini, e gli ulivi al di fuori della zona abbattuta sarebbero più al sicuro.
Ecco quindi cosa davvero testimoniano gli ulivi di Cisternino, sottratti per troppo tempo agli abbattimenti: che le misure di legge, approntate su consiglio dei ricercatori e sulla base della migliore evidenza disponibile, possono essere molto efficaci nel controllare i focolai di nuova infezione, prima che la una regione sia devastata ad un punto tale da rendere ogni misura inutile.
E speriamo che l’ulivo di Cisternino, rimosso ieri, invece che il testimone di una convivenza inventata, non diventi la causa di un nuovo, temibile focolaio, all’imbocco della piana degli ulivi monumentali.