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A che serve Roberto Burioni?

Qualche giorno fa, dal suo sito Medical facts Burioni si è scagliato contro un corso di omeopatia tenuto dal Dipartimento di Farmacia dell’ Università di Modena e Reggio Emilia.
Questo corso, vale la pena ricordarlo, è tenuto da un professore ordinario nell’ambito della formazione di futuri laureati; non si tratta quindi di uno dei soliti master in pseudoscienza diffusi nel nostro Paese, ma se si vuole di qualcosa di ancora più grave.
L’università ha risposto con accenti che paiono piccati in un comunicato stampa, quello allegato di seguito.

In sostanza, si difende la scelta di istituire tale corso e si afferma che esso è necessario per formare alla vendita di medicinali omeopatici i futuri farmacisti; tesi questa ribadita anche oggi sul Resto del Carlino di Modena.

L’Università, tuttavia, dimentica di specificare un po’ di cose:
a) il corso prevedeva la presentazione della “ricerca in omeopatia”;
b) il corso prevedeva la visita presso un’azienda produttrice;
c) il corso prevedeva l’adozione di testi pseudoscientifici ben noti, come quello di Poitevin, sostenitore della memoria dell’acqua;
d) il corso prevedeva di “comprendere le basi fondamentali per capire la metodologia”, cioè un’introduzione assolutamente acritica all’omeopatia, trattandola come fosse una scienza.

Perchè ho usato il passato? Perchè, sebbene non traspaia affatto dal comunicato stampa, se non da un riferimento lievissimo ad “ambiguità da correggere”, in realtà la scheda descrittiva del corso è stata completamente rivista.
Questo è il prima:


E questo è il dopo:

“Comprendere le basi fondamentali per capire la metodologia” diventa “Comprendere la critica scientifica nei confronti dell’omeopatia”.
Non si parla più di assicurare una buona aderenza terapeutica all’omeopatia, nè di accompagnare la dispensazione dei preparati omeopatici, nè di acquisire le competenze per consigliarli, nè di ricerca in omeopatia.

Potrete divertirvi a trovare gli altri cambiamenti passati di soppiatto, ma a me una cosa sembra chiarissima: al di là delle chiacchiere dei comunicati stampa, “l’effetto Burioni” c’è e si vede.

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