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Revisione critica del documento “Vaccingate: Initial results on Infanrix Hexa chemical composition” – versione 1 – 16 dicembre 2018

Il 16 dicembre 2018 l’associazione CORVELVA – Coordinamento Regionale Veneto per la Libertà delle Vaccinazioni, fondata nel 1993 per sostenere “la libera scelta delle vaccinazioni”, ha pubblicato un suo report che dovrebbe descrivere il risultato di analisi volte ad esaminare il contenuto del vaccino polivalente Infanrix, indicato per la vaccinazione primaria e di richiamo (booster) di neonati e bambini contro difterite, tetano, pertosse, epatite B, poliomielite e malattia causata da Haemophilus influenzae tipo b.

In questa breve disamina si procederà a valutare separatamente le due principali affermazioni contenute nel documento in analisi, e precisamente che:

  1. Il vaccino esaminato non rivelerebbe nella sua composizione nessuno degli antigeni necessari a conferire copertura immunologica (pagina 5: “​The proteins relating to the antigens present in the vaccine have not been detected.”)
  2. Il vaccino esaminato conterrebbe invece una serie di contaminanti, di cui molti non identificati, potenzialmente dannosi per la salute umana (pagina 7: “There is a critical issue in the contamination of various compounds potentially or definitely harmful to human health. “).

Cominciamo dal primo punto, la pretesa assenza degli antigeni immunizzanti all’interno di tutti i campioni del lotto di Infanrix esaminato.

La tecnica utilizzata prevede di sottoporre a digestione enzimatica mediante tripsina il campione da esaminare, per quantificare l’ammontare totale di proteina nel campione.

Due diverse digestioni con tripsina (2.1 e 2.2 a pagina 4) secondo gli autori non consentono di rivelare alcun contenuto proteico (“this analysis revealed the absence of any proteins in the sample”); una terza, diversa tecnica – la colorimetria mediante Bradford (punto 2.3 a pagina 4) – rivela invece un buon contenuto di proteina (“Based on the calibration line, a protein concentration of 1.099 mg/mL was detected”).

Già a questo punto un onesto studente di biochimica potrebbe chiedersi come mai non si rivela contenuto proteico nei test alla tripsina, mentre invece il colorante di Bradford chiaramente mostra che vi è una buona abbondanza di tale tipo di composti nel campione esaminato.

Invece, nonostante le evidenze del mancato ottenimento di un qualunque prodotto dalla digestione mediante tripsina, gli autori procedono senza indugio al passaggio successivo: una ennesima digestione mediante tripsina (che abbiamo visto non produrre nulla) seguita da analisi mediante spettroscopia di massa del digerito proteico.

Coerentemente al fatto che negli esperimenti 2.1 e 2.2 non si era ottenuto nessun lisato triptico, anche alla massa non si rivelano frammenti riconducibili agli antigeni presenti nel vaccino.

A questo punto, gli autori sorprendentemente inducono a credere che il vaccino sia privo dei suoi componenti attivi, così scrivendo a pagina 1 del documento: “​We have not found: Protein antigens of diphtheria toxoids, tetanus, pertussis, hepatitis B, haemophylus influenzae B, Poliomyelitis 1-2-3”.

Essi ipotizzano che si sia formato una “Insoluble and indigestible macromolecule that reacts to the protein assay, but cannot be recognized by any protein databases.” (pagina 1) 

In realtà, come ogni ricercatore sa, vi è una differenza fondamentale tra incapacità di rivelare e assenza di un dato composto in un campione.

Gli autori dell’analisi avrebbero dovuto essere indotti a considerare una più semplice spiegazione per la mancanza di ottenimento di lisato triptico negli esperimenti 2.1 e 2.2, incoerente con la presenza di proteina rivelata dal test di Bradford descritto al punto 2.3: questo risultato punta infatti ad una possibile inibizione della tripsina nel campione esaminato, che ovviamente impedisce alla spettrometria di massa di rivelare alcunché, più che ad un’assenza degli analiti proteici che si intende cercare e alla loro polimerizzazione in un misterioso aggregato indigeribile e insolubile (che però è molto più soddisfacente per chi immagina che nei vaccini sia presente ogni sorta di intruglio).

Ed infatti, guarda caso l’adiuvante usato nel vaccino in questione – il triidrossido di alluminio – interferisce e specificamente funziona da inibitore per la digestione triptica, come si può trovare descritto da tempo nella letteratura scientifica di settore.[1] Il campione analizzato contiene certamente il sale, perché esso è stato trattato con tripsina senza nessun uso preventivo di chelanti.[2]

L’azione di questo sale nei confronti delle serin-proteasi è del resto così ben caratterizzata, che sono stati sviluppati alcuni biosensori atti a rivelarne la presenza proprio basati sulla sua attività inibitoria nei confronti di questa classe di enzimi.[3]

Di conseguenza, l’assenza di rivelazione in spettrometria di massa degli analiti proteici ricercati è adducibile con un buon grado di certezza all’inibizione della digestione triptica (come evidente dagli stessi dati degli autori, esperimenti 2.1 e 2.2 a pagina 4) causata dall’alluminio triidrossido presente nei campioni, e non è affatto da correlare né all’assenza degli analiti ricercati, né all’ipotesi alternativa suggerita dagli autori, che si sia formato una “insoluble and indigestible macromolecule that reacts to the protein assay, but cannot be recognized by any protein databases.”

Per quello che riguarda il secondo punto, gli autori delle analisi riportate nel documento esaminato riportano la presenza di numerosi “contaminanti” nei vaccini esaminati, secondo uno dei più triti luoghi comuni della retorica antivaccinista.

Al fine di identificare questi ulteriori analiti, gli autori richiamano una metodica recentemente presentata, ancora una volta basata su analisi mediante spettroscopia di massa, denominata SANIST.

Tuttavia, tale metodica non è adatta a studi esplorativi per identificare composti ignoti: è piuttosto stata sviluppata per rivelare con grande sensibilità composti bersaglio che si intende ricercare all’interno di una vasta collezione di metaboliti già caratterizzati.

Il perché lo si capisce subito studiando la figura 2 riportata in un recente articolo[4] che descrive l’algoritmo alla base della procedura, come di seguito riprodotta.

Dalla figura, si evince un passaggio fondamentale della procedura: il confronto degli spettri di massa ottenuti (e dunque dei dati relativi allo ione molecolare e ai frammenti prodotti per ciascun analita) con il database di riferimento MRM (passaggio indicato come spectral comparison), utilizzato in metabolomica.

Ora, come è agevole verificare consultando il corrispondente sito web[5], il database MRM comprende i dati di riferimento per un gran numero di piccoli metaboliti di origine biologica; non è invece particolarmente adatto a quegli impieghi in cui si intende rivelare contaminanti di natura ignota, che non abbiano origine biologica o che siano particolarmente modificati rispetto alle biomolecole di partenza.

In conseguenza di ciò, il passaggio di “spectral comparison” nell’algoritmo SANIST dovrebbe essere effettuato contro una collezione di dati di massa di riferimento, per quei composti inorganici che si intendono rivelare; invece gli autori scrivono chiaramente che l’analisi è solo un tentativo, ed è stata condotta “without the aid of certified analytical standards.” (pagina 8). Infatti, guarda caso aggiungono immediatamente che “It is therefore necessary to perform a second level analysis with certified analytical standards to confirm their identity.” (pagina 8); un concetto che si trova anche a pagina 6 a proposito dei famosi 65 contaminanti che sarebbero presenti, laddove si scrive che “It must be specified that compound identity is not certain and it should be confirmed by a second level screening carried out with certified analytical standards.”

A questo punto, il massimo che si può dire è che si sono misurati 65 segnali nello spettro di massa, i quali potrebbero essere dovuti a null’altro che composti innocui o attesi, vista la composizione del vaccino; invece, gli autori del documento scrivono che si sono trovati “chemical contamination from the manufacturing process or cross-contamination with other manufacturing lines” e “chemical toxins” (pagina 1), senza peraltro fornire dettagli circa il processo di identificazione di tali composti pericolosi, i dati spettrali, le statistiche di matching per la loro identificazione.

Anche in questo caso, le conclusioni sono dubbie e scarsamente supportate dalla base sperimentale; finché i dati originali non saranno presentati e l’analisi statistica necessaria all’identificazione di questi presunti contaminanti non sarà resa nota, qualsiasi conclusione è da considerarsi un azzardo e priva di solida evidenza scientifica.

CONCLUSIONI

A pagina 2 del documento CORVELVA, gli autori concludono così:

“Coming back to the two basic principles that have been our topic on this analysis path, we reaffirm what we have said in the recent interview on the scientific journal Nature: we are inquiring the vaccines efficacy and safety and we can’t quite understand how it is possible to claim that this vaccine is even able to generate the 6 protective antibodies – reason why it is designed for – and furthermore to understand how this cluster made of 6 neurotoxic antigens bound together can be claimed as not toxic for newborns.”

Si noti il riferimento ad un recente articolo su Nature[6], un artificio retorico che dovrebbe sottolineare l’importanza di una affermazione per il semplice fatto che essa sia stata ripresa (negativamente) dalla rivista in questione, tanto da portare altrove CORVELVA a dichiarare “La notizia non è tanto ciò che Nature scrive, ma il fatto che una piccola associazione veneta sia su Nature e sia oggetto di diatribe interne alla scienza.”[7]

In realtà, dai dati CORVELVA finora presentati non è invece possibile trarre alcuna evidenza sufficiente per supportare le sue dichiarazioni, rese a Nature o altrove. Non si osserva infatti né che gli antigeni siano assenti nel vaccino, né che i presunti contaminanti corrispondano a quanto identificato; piuttosto, si deriva una certa trascuratezza di nozioni di biochimica di base circa l’effetto dell’alluminio sulle serin-proteasi e una sovrainterpretazione molto poco giustificata di alcuni segnali di spettrometria di massa, per i quali tra l’altro non viene fornita alcuna evidenza originale né alcun dettaglio sufficiente a ricostruire il trattamento statistico effettuato.


[1] Zatta, P., Bordin, C., & Favarato, M. (1993). The Inhibition of Trypsin and α-Chymotrypsin Proteolytic Activity by Aluminum(III). Archives of Biochemistry and Biophysics, 303(2), 407–411.

[2] “20 μL of the raw sample has been treated with 80 μL of Trypsin”, pagina 4 della relazione.

[3] Barquero-Quirós, M. (2015). Biosensor for Aluminum(III) Based on α-Chymotrypsin Inhibition using a Disposable Screen-Printed Carbon Electrode and Acetyl-Tyrosine Ethyl Ester as Substrate. Chemical Sciences Journal, 6(2), 1–6.

[4] Cristoni, S., Dusi, G., Brambilla, P., Albini, A., Conti, M., Brambilla, M., … Noonan, D. M. (2017). SANIST: optimization of a technology for compound identification based on the European Union directive with applications in forensic, pharmaceutical and food analyses. Journal of Mass Spectrometry, 52(1), 16–21.

[5] http://prime.psc.riken.jp/Metabolomics_Software/MrmDatabase/index.html

[6] https://www.nature.com/articles/d41586-018-07464-0

[7] https://www.corvelva.it/speciali-corvelva/corvelva-e-su-nature.html

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