Manteniamo le distanze

Manteniamo le distanze

Giuseppe De Nicolao, Enzo Marinari e Giorgio Parisi ed io abbiamo preparato un piccolo documento di analisi della situazione epidemica italiana al 12 marzo.

Questa volta, ci siamo occupati di esaminare separatamente l’andamento degli ultimi giorni nelle diverse regioni, per ricavare principalmente due parametri:

  • Lo stato di avanzamento dei focolai epidemici, regione per regione, espresso come “ritardo” in giorni rispetto alla Lombardia;
  • Il tempo di raddoppiamento, sia complessivo che regionale, per scoprire eventuali variazioni

Entrambi i parametri sono interessanti; il dato più rilevante, tuttavia, appare quello di un primo rallentamento dei tempi di raddoppio (il numero di giorni in cui si raddoppiano ricoverati, ricoverati in terapia intensiva e morti), con effetti più accentuati in quelle regioni in cui l’epidemia è in fase più iniziale (come previsto in caso di applicazione di distanziamento sociale).

E’ presto per affermare che questo sia un effetto delle misure draconiane imposte dal governo; questo appare piuttosto un risultato compatibile con l’inizio della presa di coscienza da parte della popolazione, che almeno in parte ha iniziato ad applicare misure di buon senso ben prima dell’intervento governativo.

Trovate qui il nostro documento.

Enrico Bucci

Data lover, Science passionate, Fraud buster (when lucky...)

10 pensieri su “Manteniamo le distanze

  1. Grazie per gli articoli interessanti e d’impostazione rigorosa.
    Ho letto che un dottore olandese avrebbe avanzato l’ipotesi che i giovani si ammalerebbero di meno e/o con effetti più blandi, perché più “avvezzi” alle vaccinazioni: il ciclo di vaccinazioni al quale sarebbero soggetti (morbillo, rosolia, ecc., più degli adulti, ne “allenerebbe” il sistema immunitario a reagire meglio a “nuove” malattie che dovessero incontrare.

    A questo punto, se l’ipotesi fosse fondata e verificabile, anche coloro che si sono sottoposti per anni, o addirittura per decenni, alla vaccinazione antinfluenzale dovrebbero aver sviluppato una maggior propensione a reagire meglio a un’infezione.

    Probabilmente i dati potrebbero risultare di difficile reperibilità, ma potrebbe essere interessante verificare se tra gli ammalati più gravi e/o i decessi, quale sia la distribuzione percentuale di coloro che ad esempio non si sono mai vaccinati, si sottopongono a vaccino annualmente da più di 5, 10, 20 anni e coloro che si sono sottoposti a vaccinazione in maniera non continuativo nel corso del tempo.
    Che ne pensate?

    1. Dunque… non sono un esperto ma ricordo un brano di Burioni che smontava la bufala secondo la quale “dieci vaccinazioni sono troppe”: “Quando il bambino si provoca un graffietto nella cute o viene punto da una zanzara, entra in contatto istantaneamente con migliaia e migliaia di antigeni: nei «dieci vaccini», distribuiti in quindici mesi di vita, ce ne sono circa 200!”.

      Mi sembra che, per quanto alla rovescia, quella considerazione possa valere anche a escludere l’ipotesi del medico olandese: se gli antigeni delle vaccinazioni sono, complessivamente, qualche centinaio mentre quelli con cui un bambino entra in contatto con un graffietto sono migliaia e migliaia, allora l’”allenamento” per il sistema immunitario, risultante da ciclo di vaccinazioni, dovrebbe risultate pressoche’ trascurabile, a confronto di quello a cui il bambino (ma anche l’adulto) e’ sottoposto semplicemente vivendo.

      1. A questo punto, potrebbe essere più il discutibile concetto di “igiene” e “pulito” che hanno i bambini, a tenerli “allenati”! 🙂

  2. Se fosse vero resterebbe da spiegare perché i bambini sotto i due anni, senza vaccinazioni e, per i primi mesi di vita, senza un efficiente sistema immunitario sono in percentuale così ridotta non solo tra i malati gravi ma anche tra i positivi.

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